Lasciate un segno o Voi che entrate...
Non siate avari di voi stessi...
Non fate i voyeur che guardano di nascosto...
Nutritemi dei vostri pensieri!

mercoledì 3 novembre 2010

Ricordi di Bicicletta


I primi ricordi di bicicletta risalgono all'età dell'asilo, quando, al momento dell'uscita, spiaccicavo il viso contro il vetro per vedere se oltre il cancello c'era la bici del babbo, quella con i seggiolini (uno davanti e uno di dietro)... Boom! Che palpitazione quando la scorgevo, il ritorno a casa diventava un autentico viaggio d'emozione, era bello il mondo visto da lassù, il muoversi veloce, il suono del campanello...
La bici del babbo era la migliore delle carrozze, era la vita, era il babbo...
Poi mi ricordo della prima volta che sono andata senza “ruotine” … l'esatto momento in cui il babbo le ha tolte e poi sono partita … Mamma mia che incredibile sensazione di equilibrio ho provato!!! Che sottile piacere sulla schiena sentirsi così eretti e al tempo stesso perennemente a rischio di caduta.
Così inizialmente è stata un gioco, il mezzo con cui mi muovevo al Parco o andavo a mangiare il gelato (che regolarmente mi cadeva a terra perché pretendevo di guidare con il cono in mano, ma l'istinto di afferrare il manubrio sopraggiungeva all'improvviso e mi coglieva impreparata … e ogni volta restavo allibita dal fatto che il cono che tenevo in mano si rovesciasse a terra).
Con gli anni è diventata il mezzo di trasporto per eccellenza, mi sono avventurata nel traffico delle macchine e ne ho fatto uno strumento di libertà. Mai avuto un motorino, e devo dire nemmeno desiderato, avevo la mia Scassona e lei mi portava ovunque, a me e non solo, c'era anche il posto per un passeggero! Era lì nel cortile della scuola ogni giorno dell'anno, con qualsiasi condizione climatica, i nastri legati al manubrio trofei delle esperienze trascorse. Chiunque avesse avuto bisogno di spostarsi velocemente sapeva che nella sezione A c'erano le chiavi della Scassona. Era una certezza. Ovviamente non aveva faro e la notte mi divertivo a sfidare il buio andando per strade non illuminate … il trucco era tenere bene a mente il percorso tracciato dai fari delle macchine che passavano … l'incoscienza può dar piacere a volte! Oppure andavo in discesa libera, senza freni con le maglie aperte in modo da incassare più vento possibile, sentire il freddo penetrarmi nelle ossa in modo così tagliente da darmi la sensazione di essere trasparente. Le giornate di tristezza pesante me ne andavo in giro senza meta (usando una sua sorella con il cambio) per i boschi, per le strade dove capitava e intanto che andavo seminavo il malumore...
All'Università mi ha permesso di percorrere lunghe distanze in poco tempo, quanto ho pedalato e quanto ho sudato!!! Diciamo che non avevo quella che si può definire una mise perfetta!
Anche adesso mi accompagna in giro per la città e resta per me il mezzo d'eccellenza, ora finalmente affiancato dalla mia moto.

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